Lo abbiamo scoperto in maniera ‘definitiva’ durante i lunghi mesi della pandemia da Covid-19 quando, scorrendo le notizie sulle nostre timeline, ci imbattevamo in articoli che raccontavano di pipistrelli, virus con le zampe, salti di specie, complotti internazionali di qualche forza oscura e di falde acquifere avvelenate. La realtà è che le fake-news, complici quei moltiplicatori che sono i social network, oggi si diffondono a una velocità impressionante e spesso, grazie al criterio di verosimiglianza con le quali sono scritte, riescono a fare breccia in un pubblico sempre più vasto. Non c’è un ambito in cui le fake-news non provino a creare scompiglio e confusione rischiando, come nel caso di cui vi parliamo oggi, di rallentare processi virtuosi e necessari alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela del nostro pianeta. La premessa è che ad oggi, in Italia (considerando gli ultimi 40 anni) il fotovoltaico ha realizzato circa 21.000 MW, utilizzando circa 40.000 ettari di cui meno della metà su terreni agricoli e il resto su tetti di case, capannoni, pensiline o altro. Se però si vuole raggiungere l’obiettivo del 2030, che raddoppierà la potenza installata, è inevitabile che a entrare in gioco sarà anche l’agrivoltaico. E qui nascono i problemi. Perché da tipo ormai circolano notizie, non suffragate da alcune verità scientifica, che sosterrebbero una impossibile coesistenza tra agricoltura e fotovoltaico. Il tutto in barba alle evidenze che hanno mostrato come, con progetti correttamente studiati e realizzati, vi siano determinate tipologie di colture che, anzi, beneficiano del riparo offerto dai pannelli installati. Non solo: l’evoluzione tecnologica propria del settore delle rinnovabili ha di recente dato vita a nuovi pannelli trasparenti e dotati di un avanzato sistema di micro-tracking ottico. Se ancora, però, questo non bastasse, occorre ricordare che la direttiva Europea UE 2001/77/CE recepita in Italia tramite L. 387/2003, all’art.12, consente la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli, senza necessità di variante urbanistica, motivando tale scelta con la necessità di favorire l’introduzione delle fonti rinnovabili endogene in sostituzione del ricorso a combustibili fossili, inquinanti e di importazione, riconoscendo eccezionalmente alle energie rinnovabili parità di valorizzazione rispetto alle attività agricole. In tal senso si sono più volte pronunciati TAR e Consiglio di Stato, con sentenze che hanno confermato le richieste di realizzazioni in ambito agricolo.