Mai come nell’ultimo periodo le energie rinnovabili sono state al centro dell’attenzione mediatica. Tra fotovoltaico, eolico e idroelettrico si è iniziato a porre anche l’attenzione sull’agrivoltaico una tecnologia che permette la coesistenza virtuosa tra produzione agricola ed elettricità prodotta con i pannelli fotovoltaici. Un’opportunità che, ora appare chiaro, potrebbe dare ulteriore slancio a una diffusione su larga scala delle energie rinnovabili, senza sottrarre terreni coltivabili agli agricoltori ; obiettivo ribadito anche di recente dalla Commissione europea. In realtà, non è solo la situazione attuale del conflitto tra Russia e Ucraina a favorire l’attenzione del Governo sulle rinnovabili, già lo scorso anno con il PNRR, nella cosiddetta “Green Mission”, ben 1,1 miliardi di euro sono stati destinati allo “sviluppo dell’agrivoltaico”, mentre altri 1,5 miliardi vengono dirottati sul “Parco agrisolare” (installazione di impianti fotovoltaici su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale). L’obiettivo dell’investimento sull’agrivoltaico, così come recita il Pnrr consegnato dal governo Draghi all’Europa la scorsa primavera, è di “installare a regime una capacità produttiva da impianti agrovoltaici di 1,04 GW, che produrrebbe circa 1.300 GWh annui, con riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 0,8 milioni di tonnellate di CO2”.